Würstel e non solo a Vienna

Febbraio 23, 2017 2 Di Laura Faro

Terzo giorno di viaggio, il contakm è lì, lo fisso e vedo che abbiamo già, o forse solo, percorso 1.300km, di cose ne abbiamo fatte, se ci ripenso la prima cosa che mi viene in mente è una cosa stupida, il bollitore del caffè che abbiamo trovato nella casa di Simin (il nostro host airbnb a Wien) che è stato così gentile da dirci “it’s not a coffe machine but you can make a coffe”, chissà la sua faccia se ci avesse visto sciogliere la sua “quasi macchinetta del caffè” sulla piastra a induzione del suo appartamento appena restaurato. Per fortuna siamo poi riusciti a trovarne una nuova ad un buon prezzo. Non si può certo dire che Vienna sia una città noiosa, in un giorno abbiamo percorso più di 15 km, tutti rigorosamente a piedi, l’impatto con una realtà così vicina, geograficamente parlando, alla nostra, ma così lontana come usi e costumi, è stato piacevole. A parte un leggero disprezzo per un locale denominato “Spaghetti bar”, come se potessimo entrare nel bar sotto casa e dopo due saluti al barista, chiedergli, “uno spritz e un piatto di spaghetti alla carbonara, prima gli spaghetti mi raccomando, e non freddi come l’ultima volta”, cose che noi italiani non capiremo mai. Abbiamo scoperto una città con un architettura fenomenale, e in 15 km a piedi di architettura ne vedi eccome te lo garantisco, dei contrasti incredibili, immensi abbaini vetrati, finestre con inclinazioni davvero improbabili, e stili storici accostati a case del tutto anonime. Poi il genio, friedensreich Hundertwasser, lui che riesce a far coesistere un migliaio di stili e colori diversi in un unico edificio, “la bellezza come panacea” così era solito dire, può la bellezza nascondere tutti i mali? Entrare nel suo progetto, perché quando entri nella “haus” hai proprio questa sensazione, e vedere che riesce a farci dimenticare grazie a queste forme e a questi colori così improbabili le preoccupazioni che avevamo prima. Forse persino l’insalata di würstel che ci hanno propinato la sera prima al ristorante insieme al peggior strudel della mia vita. La cosa certa è che gli austriaci sono davvero un popolo gentile, capita infatti che ti trovi in giro a scartocciare la mappa della città cercando di capirne l’orientamento  e un passate ti chiede “can i help you?” E ti trovi un po’ spiazzato così finisci col risponde semplicemente “where e we are?”, già, dove siamo? Dove siamo rispetto alla nostra meta finale? E siamo appena all’inizio e non so perché ma questo mi dà una carica incredibile, oggi siamo arrivati a cracovia, e più strada percorro e più ne vorrei percorrere, completamente assuefatto dalla sensazione di libertà che il viaggiare senza limiti di tempo, percorso e tour organizzati ti impongono. Vado a letto pensando a un milione di cose che ho lasciato a casa, ma soprattutto con l’ansia del bambino che è in me e chiede soltanto “what we will see tomorrow?”


L’insalata di wurstel mangiata a Vienna



Hundertwasser haus