“La Parigi del nord”

Febbraio 27, 2017 1 Di Laura Faro

Proprio ora stiamo lasciando Varsavia e la Polonia… Il navigatore non da buone notizie, ci attendono 6 ore di guida e per di più senza autostrada.

Ripensando a questi due giorni appena passati la prima cosa che mi viene in mente è sicuramente quello che ci è successo sulla strada per Varsavia, subito dopo la pubblicazione dell’ultimo articolo (il drago e la lavatrice), avevamo parcheggiato vicino a un benzinaio e mentre pranzavamo tranquilli (ancora per poco) gustando degli ottimi pirogi, si avvicina la cameriera con un’agitazione addosso che non lasciava intravedere nulla di buono ci dice: “what is the model of your car?” e noi esclamiamo : “MIni!” e lei: “I’m sorry I haven’t good news”. Allora mio marito segue di corsa la cameriera fuori dal ristorante dove avevamo parcheggiato la macchina, dopo qualche minuto di panico ritorna e mi racconta che un polacco, che non parlava inglese, non avendo inserito il freno a mano mentre faceva benzina ed è arrivato dritto dritto fino al nostro cerchione destro, fortunatamente graffiandolo soltanto. Che spavento, per un attimo ci siamo immaginati un mero ritorno in volo fino a casa.

Dopo questo breve, ma sfortunato evento riprendiamo la strada per Varsavia……

Al nostro arrivo depositiamo subito le valigie e raggiungiamo, rigorosamente a piedi, la città vecchia .

Arrivati in piazza ad accoglierci troviamo un’atmosfera quasi natalizia, bancarelle ricoperte da luci e una grande pista di pattinaggio al centro della piazza.

Piazza natalizia

Il freddo inizia a farsi sentire, cos decidiamo di fare una sosta per scaldarci un po, non c’è niente di meglio di un the caldo e una cioccolata, il tutto accompagnato da qualche dolcetto. Finiamo così il nostro giro notturno (erano solo le 20) e torniamo all’appartamento.
La giornata inizia, tanto per cambiare, con una bella camminata fino al centro, dove ci incamminiamo subito verso la tomba del milite ignoto, e abbiamo la fortuna di assistere al cambio della guardia che presiede h24 la fiamma perpetua dedicata ai soldati che hanno combattuto per la libertà polacca. Ci incamminiamo così verso il centro della città, passando per la casa dove ha abitato per un breve periodo chopin, ora adibita a uffici governativi, e per l’università di Varsavia, frequentata dallo stesso artista polacco. Scopriamo così che il castello con la sua imponente piazza centrale di giorno ha tutto un altro aspetto, e ci permette di avere una vista più ampia su tutta la parte bassa della città. Dopo aver gustato un appetitoso piatto di pirogi io, e di gualsch mio marito, ci incamminiamo verso l’ultima tappa della giornata, il museo ebraico. Museo che, devo ammettere, ci coglie un po impreparati, ci aspettavamo un museo dedicato quasi esclusivamente all’olocausto, invece ci troviamo davanti 8 settori, che raccontano la storia del popolo ebraico, dagli albori della civiltà ad oggi, credenze religiose e tradizioni incluse. Davvero molto bello sia come allestimento, quindi come forme del museo, davvero avveniristiche, sia come contenuti didattici. Assolutamente da fare!

Casa di Chopin

 

Il gulasch mangiato a Varsavia

Così mentre scrivo quest’articolo abbiamo definitivamente abbandonato il suolo polacco, chissà cosa ci attende il nostro futuro lituano, lo scopriremo … Solo viaggiando.