L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey – Intervista all’autore Roberto Sallustio
Qualche mese fa cercavo un’ispirazione, un’idea per un viaggio diverso, volevo vagare con la mente in luoghi poco pubblicizzati e fuori dal turismo di massa. Girovagando in rete, alla ricerca d’un buon libro di viaggio dall’itinerario alternativo, mi sono imbattuto in “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey”.
Il libro racconta la storia di Roberto, l’autore, alle prese con un viaggio nei Balcani, una destinazione troppo spesso sottovalutata e scartata dalle grandi masse. Il titolo mi ha da subito incuriosito, così una volta arrivato a casa ho iniziato a divorarne il racconto pagina dopo pagina, alla ricerca delle storie, delle emozioni e delle sensazioni che un viaggio nei Balcani può trasmettere. Ero curioso di scoprire e assaporare quelle terre misteriose.
Intervista
Innanzitutto vorremmo chiederti, da dove è partita l’idea d’un viaggio nei balcani? Detto tra noi, non è proprio la meta più comune per un viaggio all’avventura.
In effeti per certi aspetti è vero, non sono proprio luoghi turistici, anche se alcune capitali balcaniche tipo Belgrado e Sarajevo, ma anche Zagabria, oggigiorno sono ormai ben collegate con i voli, quindi facilmente raggiungibili non solo con bus, treno o macchina. Poi non dimentichiamo tutta la costa croata, che da parecchi anni è destinazione gradita per molti italiani. Comunque il mio viaggio diciamo che si distingue da tutto ciò. L’idea di fare un viaggio in queste terre l’avevo dagli anni dell’università e la meta finale doveva essere Istanbul, partendo da Trieste. Poi per vari motivi ho accantonato il progetto, salvo riprenderlo nel 2014, ma con altre motivazioni, che si svelano leggendo il libro. All’epoca vivevo a Mestre, lavoravo lì, poi d’un tratto i programmi fatti si sono evaporati e così ho deciso di reagire intraprendendo questo viaggio, con destinazione Bar, una piccola località costiera del Montenegro. In realtà sono sempre stato affascinato da questi posti, sia per via dei racconti di amici jugoslavi che ho avuto nel corso degli anni, sia perché in un certo senso ho sempre guardato verso Est. Non meno importante, poi, è il tema della guerra, che è stata la prima di cui ho un ricordo abbastanza nitido, anche se all’epoca dei fatti ero un bambino. Insomma, un po’ tutto ciò mi ha convinto definitivamente a mettermi alla prova.
Quanti stati hai attraversato durante il tuo viaggio?
Sono partito da Mestre-Venezia e ho fatto Croazia, passando ovviamente per la Slovenia (che già conoscevo), poi Serbia, Bosnia-Herzegovina, Montenegro e rientro in Italia.
Raccontaci, in poche parole, cosa significa viaggiare tra i balcani, quali sfide si possono incontrare? Come reagiscono le persone incontrando viaggiatori stranieri?
Beh, oggi ti direi che è come viaggiare in qualunque altra capitale europea, se facciamo riferimento alle città grandi. Poi, però, c’è tutto un passaggio di paesi e cittadine che, in effetti, ti proiettano nelle realtà locali più sincere. La sfida principale è con te stesso, credo sempre, ovunque si vada. A volte i collegamenti e le conversazioni possono non essere così semplici, ma ciò può capitarti ovunque. Tutto dipende dalla maniera in cui ti poni, verso il viaggio in sé e nei confronti delle persone che incontri, che sono quelle che devono aiutarti in qualche modo durante il tuo viaggio, soprattutto se sei da solo. Certo, bisogna sempre essere consapevoli dei posti in cui ci si trova, magari evitare certi argomenti che potrebbero creare qualche incomprensione, però tutto dipende da cosa cerchi… Sui bus che collegano le regioni interne certi sguardi da parte dei classici occupanti però me li ricordo. Della serie: ma questo che ci fa qua? Dove sta andando?
Puoi raccontarci un aneddoto di viaggio?
Beh, singolare è stato il viaggio che ho fatto in macchina con uno sconosciuto da Belgrado a Sarajevo. L’inizio sembrava un incubo, faceva soste improvvise per faccende sue, poi man mano la tensione si è sciolta, abbiamo cominciato a parlare io del mio viaggio lui della Serbia, così ho potuto conoscere uno spaccato sincero della situazione attuale. Diciamo che le circa sei ore di viaggio in qualche modo sono trascorse, tra imprevisti e deviazioni varie. Penso che per conoscere bene un luogo, l’unica maniera possibile, soprattutto se hai poco tempo a disposizione, è approfittare della gente del posto e lasciare che loro ti presentino la loro visione in maniera libera. Condivisibile o meno, però hai un punto di vista piuttosto genuino.
Quale nazione ti ha colpito di più? E perché?
Premettendo che ho visitato poco e in fretta, ciascuna di esse mi ha in qualche modo colpito. Posso parlarti delle capitali: Zagabria mi è sembrata molto simile a una città europea, forse perchè anche più vicina a noi, Belgrado l’ho trovata moderna e allo stesso tempo segnata dal tempo, Sarajevo un miscuglio di storie, Podgorica un po’ nascosta. Del Montenegro mi ha colpito molto il paesaggio naturale: montagne, fiumi, laghi, mare in così poco spazio, tonalità di colori diversi ogni tot di chilometri. Al tempo stesso, però, non posso non ricordare le immense piantagioni di granturco che vedevo estendersi dal finestrino del treno da Zagabria a Belgrado, così come il passaggio sul fiume Drina nel tragitto da Belgrado a Sarajevo.
Quali sono state le più grandi differenze che hai notato attraversando i vari confini?
Sono nazioni con una storia comune. Ho viaggiato nei Balcani in novembre. Trovai molto freddo e pioggia, neve fortunatamente no, con soltanto la prima e l’ultima giornata di viaggio col sole a farmi compagnia, quasi a voler inquadrare il tutto, anche a livello di meteo, in un cerchio che si chiude. Le persone, io dico sempre che molto dipende da come ti poni: se sono riuscito nell’intento del mio viaggio lo devo soprattutto alle persone incontrate, chi più chi meno mi ha aiutato. Certo, le situazioni negative ci sono sempre, l’importante è cogliere del buono anche da lì e proseguire, sempre con il sorriso, anche se a volte è dura. I paesaggi sono stati una grande sorpresa. Mi ricollego un po’ alla risposta precedente, i loro colori mi hanno emozionato molto. Da Sarajevo scendendo verso Mostar, per esempio, c’erano dei paesaggi pazzeschi, con montagne altissime e il fiume Neretva che scorreva sotto, e un mare di foschia. Citando un pezzo del libro: “ero preparato a cimiteri e croci, ma qui è tutto sorprendentemente vivo”. Cimiteri ne ho visti molti, è vero, distese di croci bianche che ti restano impresse, soprattutto perchè ti appaiono così, all’improvviso, quando meno te lo aspetti; però è altrettanto vero che ho visto molta voglia di vivere, nella natura e soprattutto nell’uomo. Forse la lingua potrebbe essere un problema, ma tra inglese, gesti e qualche parolina dell’idioma locale si riesce a farsi capire.
Perché un lettore dovrebbe avvicinarsi al mondo dei viaggi in attraverso il tuo libro? Qual è il messaggio che si propone di trasmettere ai lettori?
Perché credo che dietro ogni viaggio ci siano motivazioni particolari, speciali, qualunque esse siano, da quelle che possono sembrare banali a quelle molto profonde. Leggendo il mio libro credo sia facile immedesimarsi nel protagonista, zaino in spalla e via, all’avventura. Penso che il lettore possa riuscire a fare della storia narrata la propria storia, perché quando raccontiamo un po’ di noi raccontiamo molto di altri, di tutte le persone che ci gravitano attorno, quindi è facile, credo, condividere porzioni di strada insieme. Il messaggio è che bisogna cogliere il buono da qualunque situazione, darsi tempo se necessario, ed essere curiosi. Io sono partito pensando di sapere abbastanza sui posti che stavo per visitare, in realtà ne sapevo pochissimo. Il dovermi informare è stato un ulteriore viaggio. Il titolo non mente: è un eterno viaggiare.
Quali suggerimenti utili ti sentiresti di dare a chi, come te, vorrebbe intraprendere questo viaggio attraverso i balcani?
Dipende molto dal tipo di viaggio che si vuol fare. Ovviamente serve apertura mentale e una buona dose di pazienza alla base, bisogna saper ascoltare e prendere le informazioni utili da qualunque parte provengano. Nel mio caso, per esempio, se avessi seguito solo il mio piano, a Belgrado sarei dovuto tornare indietro, perché l’idea iniziale era quella di viaggiare in treno, ma i collegamenti su rotaia in quel periodo erano sospesi. Mi sono fidato della ragazza dell’ostello, anche se avevo molte perplessità. La stessa cosa da Mostar a Podgorica, avevo moltissime perplessità riguardo a questa parte di viaggio. Però solo così sono riuscito a proseguire il mio eterno vagare. Per esperienza non programmo mai il viaggio per intero in tutti i suoi aspetti, ma più che altro seguo un’idea di viaggio.
Per ultimo vorremmo chiederti quale messaggio vorresti mandare ai viaggiatori che, come noi, sono costretti a restare in casa in questi giorni così difficili?
Beh, è un momento difficile per tutti. Noi “fortunati” che siamo a casa possiamo approfittare del tempo libero per dedicarci alla lettura, per programmare viaggi futuri, scegliere le mete, per muoverci con la mente restando seduti sul divano, per distrarci semplicemente o per approfondire determinati argomenti. Nel mio caso, ad esempio, sto tenendo un programma a puntate, “L’eterno viaggiare – TBEJ tra ieri, oggi e domani”. Si tratta di registrazioni audio sulla pagina Facebook dedicata al libro. Prendendo spunto da alcuni estratti del libro provo a commentare e spiegare alcune situazioni legate alle varie tappe e al viaggiare in generale, calandole all’interno della nostra attualità.
Salutandovi Vi lascio il link dedicato all’acquisto del libro