Giro del lago di Como in bici
È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte, e non hai un ricordo tanto accurato del paese che hai attraversato in macchina come ce l’hai passandoci in bicicletta.
Ernest Hemingway
Non sono passati molti anni da quando è stata data la notizia del ritrovamento, a Cuba, dietro una parete della residenza di Finca Vigia, residenza nella quale ha vissuto per diverso tempo lo scrittore, di alcuni appunti inediti scritti di propria mano proprio da lui, Ernest Hemingway.
Effettivamente, per degli appassionati di viaggio come me, e come voi lettori che seguite questa pagina, il viaggio, quello vero con la “V” maiuscola, è solitamente sinonimo di lentezza, di grandi distanze e spesso di mezzi di trasporto inconsueti.
La bicicletta è la risposta al turismo post-covid dedicato alla scoperta e all’avventura? Non saprei rispondere a questa domanda con esattezza o con complicati studi a supporto della mia tesi, ma se ci fermiamo a riflettere per un momento ci viene subito in mente, il distanziamento sociale che la bicicletta può garantirci, lo stupore che solo la scoperta d’un paesaggio dietro una curva può darci, la lentezza che ci permette d’assaporare ed inalare a fondo nei polmoni il sapore di libertà o la fatica in grado di permetterci d’apprezzare appieno la conquista d’una salita o di un panorama, le conversazioni che inevitabilmente scaturiscono negli occhi degli spettatori alla vista d’un ciclista carico di bagagli. La bicicletta è tutto questo messo insieme ed incarnato da un oggetto tanto semplice quanto elegante e utile.
La sensazione che ho avuto qualche giorno fa quando, insieme a mio fratello, sono partito per avventurarmi nel giro del lago di Como è stata quella d’una meravigliosa ri-scoperta. Un affezionarsi nuovamente ad un tipo di viaggio capace d’emozionare, per tutti gli elementi già citati e per un’altra mezza dozzina che al momento non mi viene in mente.
Di questi due giorni in bici, oltre al mal di sedere, che come potrete vedere nel video qui sotto citato non è di certo mancato, complice anche una sella in carbonio decisamente troppo rigida, mi sono rimasti in mente un sacco di paesaggi e scorci suggestivi che difficilmente lasceranno la mia mente nei prossimi mesi invernali in cui la bicicletta resterà in cantina.
Alla fine, dei 195km percorsi in due giorni, non ricordo più la fatica, il sudore e la disperazione che la vista d’ogni salita scaturiva inevitabilmente in me. Ora nella mia mente c’è solo il piatto di pasta al pesce mangiato a Nesso, l’Hotel in cui ho dormito, la vista del lago dalla passeggiata di Varenna e l’amore ritrovato per un mezzo capace d’emozionare.
Non penso proprio che questo sarà l’ultimo viaggio in bicicletta. Stay tuned per ulteriori aggiornamenti nei prossimi mesi!